In questo anno decisamente particolare, molte famiglie hanno chiesto di iscrivere i propri figli ai nostri centri educativi, con numeri vicini a quelli pre-Covid19. “Abbiamo avuto una buona richiesta, soprattutto per i ragazzi delle medie – racconta Massimo Fabbri, responsabile dei Centri Educativi Domus Coop – Questo è dovuto in parte alla ripresa del lavoro dei genitori, in parte al fatto che i centri educativi sono una delle poche attività pomeridiane rimaste aperte. Anche adesso continuano ad arrivare richieste di iscrizione grazie al passaparola e ai ragazzi che invitano i propri amici. Questo è sintomo del bisogno di situazioni aggregative e educative nel rispetto delle regole.”
“Rispetto agli altri anni balza all’occhio il bisogno di relazioni tra i ragazzi, perché i luoghi e le occasioni di incontro sono calate – spiega Andrea Fantuzzi, educatore Domus Coop – La pandemia ci ha imposto regole e limitazioni che danno rigidità al modo di svolgere le attività, per cui non ci sono più ‘grupponi’ da 30 ragazzi, ma piccoli gruppi che non si mescolano con altri. Questa modalità ha permesso di far legare ancora di più i ragazzi tra di loro, al punto che alcuni ci hanno detto: ma se chiude la scuola noi veniamo lo stesso qui!”
Un’altra conseguenza positiva di questa modalità di lavoro è che le attività proposte sono ancora più corrispondenti a quello che i ragazzi desiderano. “Quando le attività erano per gruppi allargati – racconta Massimo Fabbri – c’era sempre qualcosa che piaceva più ad alcuni ragazzi e meno ad altri; con i gruppi ristretti invece è più facile venire incontro ai desideri di tutti.”
“Questo porta a un maggior coinvolgimento dei ragazzi, e richiede a noi educatori una maggior cura delle attività proposte e a livello creativo, perché la varietà di iniziative che si svolgono nell’arco del mese è di gran lunga maggiore rispetto a prima” conclude Andrea Fantuzzi.
