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E’ nato Borgo Benedetta

28 Marzo 2017
E’ nato Borgo Benedetta

Continua l’impegno di Domus Coop per rispondere in modo sempre più funzionale ad un tipo di disabilità in decisa crescita, quale la malattia psichiatrica. La cooperativa da tempo è attiva con diverse strutture per adulti e minori: nel mese di febbraio, ha avviato il Centro Diurno “Borgo Benedetta”, riservato agli adulti, in modo che il già esistente Kairos potesse concentrarsi a servizio degli adolescenti.
“Borgo Benedetta – spiega la coordinatrice Denise Nanni – nasce come struttura aperta, un piccolo borgo, dove prendono vita diverse esperienze in stretta connessione fra loro. Mi riferisco al laboratorio Ri-cicletta dove vengono riparate biciclette, ad Art in Lab, una falegnameria specializzata alla creazione di arredi utilizzando bancali, alla stanza della musica, al laboratorio del cuoio e del cucito ed altre attività, quali la cucina e il caffè letterario, una sorta di circolo culturale scandito dalla degustazione di questa gustosa bevanda”.

“Si tratta di una serie di opportunità di impegno – racconta Barbara Nanni, responsabile del Centro Diurno – che vengono offerte alle 6 persone (tutte provenienti dal territorio) che frequentano il centro, cercando di andare incontro alle loro abilità: molte di queste attività sono nate non da nostre idee, ma da loro desideri e passioni. Il nostro obiettivo, per il futuro, è quello di aprire la struttura al territorio, anche tramite queste attività, per far conoscere una disabilità come la malattia psichiatrica, che, purtroppo, fa ancora tanta paura. Penso, per esempio, al nostro laboratorio di riparazione di biciclette: potrebbe essere l’occasione per avvicinare volontari e creare legami con persone esterne, decisamente positivi per i nostri ospiti”.

Presso Borgo Benedetta, che si trova a Forlì in via Barsanti, trovano collocazione anche 4 unità abitative indipendenti dal Centro Diurno, che ospitano altre 6 persone con disagio psichiatrico con autonomie diverse rispetto a quelli che vivono in comunità residenziale.

“Ho lavorato per diverso tempo in strutture residenziali – spiega Monica Cera, responsabile delle unità abitative – e mi rendo conto di quanto sia importante e gratificante il percorso di persone che ‘passano’ da una comunità ad uno dei nostri appartamenti, luoghi delle autonomie e del clima famigliare dove si svolgono le attività di casa (lavatrice, preparazione dei pasti ecc…), tutti passi importanti per avvicinarsi ad una vita quotidiana più normale possibile e alla ricostruzione di una dignità di vita che era compromessa. Il nostro ruolo di educatori è molto diverso dalla comunità: qui siamo presenze leggere che accompagnano un percorso senza essere troppo invadenti: è un po’ come quando i figli crescono ed è opportuno che i genitori, piano piano, facciano un passo indietro per far spiccare loro il volo. E’ comunque un percorso lento da affrontare con pazienza, in quanto la malattia mentale produce terra bruciata e genera solitudine dentro: la vicinaza degli educatori, seppur attenuata, non deve mai venire meno”.

Infine la denominazione: il borgo è stato intitolato alla venerabile Benedetta Bianchi Porro, simbolo di una vita scandita dalla sofferenza, che però non ha mai perso di vista sentimenti come la fede e la speranza.

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